Dolore e sofferenza
Mi passerà questo dolore? Quando mi passera?
Queste le domande frequenti di fronte al dolore.
Questo perché siamo stati abituati a vedere il dolore come un nemico da combattere, un mostro di passaggio nella nostra vita che deve sparire prima possibile. Antidolorifici, terapie antalgiche sono la dimostrazione di come esiste una guerra aperta nei confronti di un’ ombra spaventosa. Inoltre siamo stati abituati a utilizzare i termini dolore e sofferenza come sinonimi.
Qui sta l’errore di fondo.
Il dolore, alla luce di quanto detto nel precedente articolo, è un’informazione necessaria, un campanello di allarme, un amico che ci avvisa di un danno reale o potenziale per l’organismo. Quando il dolore diviene cosciente (sintomo) è già in atto un tentativo di cura dell’organismo (omeostasi o omeodinamica). La sofferenza, di contro, può essere intesa come un errore di interpretazione del dolore, una scelta non teleonomica.
Consentitemi di fare una digressione filosofica: la sofferenza così come la felicità sono delle scelte più o meno consapevoli.
Quindi, in risposta alle domande iniziali, piuttosto di considerare il dolore di passaggio nella nostra vita, sarebbe più opportuno considerare noi stessi di passaggio nel dolore.
Non bisogna dimenticare, inoltre, che l’interpretazione del dolore è anche un fenomeno culturale e sociale. Basti pensare come l’interpretazione cristiana vede nel dolore una valenza redentrice rispetto all’interpretazione di altre culture per cui il dolore fa parte della contingenza del mondo fenomenico.
Ma ritorniamo alla fisiologia. Abbiamo capito che il dolore è un’informazione e nel momento in cui emerge alla coscienza è anche un’esperienza, uno stato di attivazione che ci prepara all’evitamento del danno per assicurare la continuità della vita. Da quanto detto emerge l’importanza dell’interpretazione teleonomica del dolore.
Questo risulta semplice, come nel caso di chi tocca un oggetto caldo e prova dolore, qualora riusciamo a percepire la relazione tra stimolo e informazione-sensibilità. La cosa si complica qualora questa relazione non riusciamo a percepirla.
Cosa fare allora?
Trovare la relazione, il nesso, valutare altre informazioni. Abbiamo detto nel precedente articolo che l’informazione-sensibilità viaggia su diversi canali prima di integrarsi a livello del sistema nervoso centrale. Un segnale che entra facilmente in competizione con il segnale del dolore è la propriocezione (la percezione del nostro corpo), un’informazione fondamentale per l’omeostasi-omeodinamica. Un’altra importante informazione che utilizziamo soprattutto noi che pratichiamo la medicina manuale è il “tatto”, da qui la modalità terapeutica del “con-tatto”, di cui ne parleremo nel prossimo articolo.
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